Brano: Roma
Un aspetto della Capitale nei giorni dell'occupazione squadrista dell'ottobre 1922 (dalla Illustrazione Italiana del 23.10.
1932)
sti (4.912 voti contro 3.664). Il Primo Maggio 1924 fu ancora celebrato all’insegna della lotta, con l’appello agli edili di lasciare i cantieri. I! delitto Matteotti del 10.6.1924 provocò una forte protesta operaia. Dal 10 al 20 giugno scioperarono edili, fornaciai, falegnami, metallurgici, lavoratori del mattatoio. Si dibattè se estendere la protesta a livello nazionale e i comunisti, distanziandosi dai socialisti e dalla Confederazione generale del lavoro ormai incapaci di r[...]
[...]a del 23.10.
1932)
sti (4.912 voti contro 3.664). Il Primo Maggio 1924 fu ancora celebrato all’insegna della lotta, con l’appello agli edili di lasciare i cantieri. I! delitto Matteotti del 10.6.1924 provocò una forte protesta operaia. Dal 10 al 20 giugno scioperarono edili, fornaciai, falegnami, metallurgici, lavoratori del mattatoio. Si dibattè se estendere la protesta a livello nazionale e i comunisti, distanziandosi dai socialisti e dalla Confederazione generale del lavoro ormai incapaci di reagire, proclamarono un primo, consistente sciopero generale il 23 giugno, rinnovato poi il 27. La C.G.L. decise, dal canto suo, una sosta simbolica di 10 minuti nel trigesimo dell’assassinio del deputato socialista.
Alla protesta romana aderirono anche gli studenti cattolici e si tentò di ricostituire la cattolica Unione del lavoro, sciolta dai suoi stessi dirigenti il 7.11.1923. L’opposizione parlamentare si consumava intanto nel rifiuto morale dell’Aventino (v.), in attesa delle decisioni di un establishment che da un pezzo aveva optato per il fascismo. Invano comunisti, repubblicani e settori liberaldemocratici chiesero il ricorso, rifiutato a più riprese, a una mobilitazione popolare.
Il 6.7.1924 rinacque a Roma la Camera del lavoro unitaria che, negli anni successivi, opererà nei limiti dazione consentiti per la difesa dei salari, sull’unica linea di minima resistenza praticabile. All’avanguardia della protesta furono ancora gli edili che difesero la rappresentatività deH’Unione emancipatrice, le passate conquiste d’orario, di assistenza e di formazione di categoria. All’inizio del 1925 i lavoratori del legno lottarono con esito positivo, mentre i fornaciai, che protrassero la loro agitazione fino a ottobre, furono sconfitti. I ferrovieri precari e stabili rivendicarono l’indennità di
carovita, insiem[...]
[...]ri precari e stabili rivendicarono l’indennità di
carovita, insieme alle operaie della Snia Viscosa che si opposero al contratto stilato dai sindacati fascisti, ma erano gli ultimi fuochi del movimento organizzato. Con le leggi liberticide del novembre 1926 ogni spazio di manovra fu cancellato. Resterà la propaganda nascosta, la lotta clandestina, nella quale il Partito comunista opererà dal 1927 con la ricostituzione di una sezione romana della Confederazione generale del lavoro.
Gli anni della dittatura
I! bilancio dell’antifascismo romano durante la dittatura deve partire da un dato innegabile: l’imperante consenso al fascismo (Roma fu peraltro la città che, nel Plebiscito del 24.3.1929, rispose con 2.833 NO) e la labile presenza antifascista. L’opposizione passò attraverso le categorie del dissenso, del rifiuto morale, della reazione umorale; fu una vicenda di piccole tracce, di varia sopravvivenza, di presenza in circostanze aggreganti. Nell’agosto 1927, ai funerali dellanarchico Spartaco Stagnetti cera il popolo di Roma, così come fu presente a quelli di Costantino Lazzari alla fine di dicembre dello stesso anno. L’organizzazione comunista riuscì, fino agli arresti che la scompaginarono nel 1929, a ricostruire una minima trama di rapp[...]
[...]umorale; fu una vicenda di piccole tracce, di varia sopravvivenza, di presenza in circostanze aggreganti. Nell’agosto 1927, ai funerali dellanarchico Spartaco Stagnetti cera il popolo di Roma, così come fu presente a quelli di Costantino Lazzari alla fine di dicembre dello stesso anno. L’organizzazione comunista riuscì, fino agli arresti che la scompaginarono nel 1929, a ricostruire una minima trama di rapporti. Il popolo, dal canto suo, reagì alla crisi economica: nel giugno 1929 si ebbero manifestazioni di disoccupati a San Lorenzo; nel novembre 1931, alla Garbateli, si ripeterono assalti ai forni e invasioni di negozi.
Roma, luogo deputato ai riti trionfalisti, divenuta “salotto buono” del regime e ripensata anche urbanisticamente (v. Piacentini, Marcello) con l’emarginazione del potenziale popolare nelle borgate, fu la scena dove acquistò la massima pubblicizzazione la strategia degli attentati (v.) a Mussolini, da quello dell’anarchico Gino Lucetti I'11.9.1927 a Porta Pia, a quelli non giunti neppure a realizzazione dell'anarchico[...]
[...]ubblicizzazione la strategia degli attentati (v.) a Mussolini, da quello dell’anarchico Gino Lucetti I'11.9.1927 a Porta Pia, a quelli non giunti neppure a realizzazione dell'anarchico Michele Schirru, arrestato il 3.2.1931 e fucilato il 29 maggio, e di Angelo Sbardellotto, arrestato il 4.6.1932 e fucilato il 17 giugno. Roma fu anche l'obiettivo del clamoroso volo di Lauro De Bosis (v.) che, la sera del 3.10.1931, dall'aereo lanciò sul centro della città migliaia di manifestini reclamanti l'azione del re contro il dittatore fascista.
L’opposizione romana può essere sommariamente distinta in due forme: quella popolare, che sopravvis
se nelle tradizionali categorie di lavoratori da sempre all’avanguardia; e quella colta, degli intellettuali, dei politici. La città divenne una specie di frigorifero di questa opposizione “surgelata” che sopravvisse in certi ambienti (Senato, università, scuole, circoli, salotti) dove permasero gli antichi riti liberali e fu possibile coltivare deboli fiammelle di antifascismo. Così, mentre la classe operaia diventava luogo di verifica dell’organizzazione comunista, altrove si coniugarono le vecchie parole del liberalismo, di cui furono testimoni YAlleanza nazionale (v.) di Mario Vinciguerra nel 1930 e il nuovo verbo di Giustizia e Libertà (v.).
L'antifascismo giovanile romano passò attraverso varie strade: si sviluppò grazie al magistero di saggi e ciotti maestri come Guido De Ruggiero (v.), attraverso le lezioni di professori antifascisti come il comunista Gesmundo (v.) e Pilo Albertelli (v.), grazie anche all’incontro di intellettuali con operai comunisti: il gruppo di 42 arres[...]
[...]ò laboratorio dottrinale, dove si avevano le contaminazioni più varie tra cattolicesimo, comuniSmo e altri valori sociali, ma terra di stentata organizzazione, anche per la posizione geografica che le rendeva difficile mantenere legami e rapporti con i fuorusciti di “Concentrazione antifascista” in Francia, mentre le grandi città del Nord o prossime al confine erano facilitate, tanto da essere quasi appendici della voce antifascista dell'estero. La Capitale, come altri luoghi deH'antifascismo, visse le ricuciture organizzative in funzione esterna, sentì solo di riflesso il patto d'unità d’azione fra socialisti e comunisti, reagì alla svolta rappresentata dalla guerra di Spagna (che divenne occasione, per i tranvieri romani, di manifestare entusiasmo o esecrazione per le vicende, fauste o infauste, del Fronte popolare). Dal 1926 al 1943 circa
1.500 furono comunque le assegnazioni al confino, quasi un numero
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